di Nino Lentini •
“…Ogni nobile iniziativa, purché servita con generosa dedizione, trova alla fine lo sbocco del successo, anche senza l’intervento dello Stato e degli organi subalterni”. Tratti di una lettera di Don Edoardo Varano. Cosa dire se non che sono di una profondità incredibile, parole che ti entrano dentro ti provocano qualche turbamento ma che nello stesso tempo ti fanno vedere con gli occhi dell’amore che, alla fine, è quello che vince sempre. In questo nostro mondo dove si soffre, non solo per il covid, ma per la mancanza di punti di riferimento, queste affermazioni ti fanno pensare che forse, se ci mettiamo del nostro con amore, forza, determinazione, perseveranza e generosa dedizione, alla fine il successo arriva. In questa nostra meravigliosa terra, dove tutto è difficile e dove il male sembra prevalere sul bene(forse), bisogna moltiplicare gli sforzi per ottenere quello che altri riescono a realizzare più comodamente. I giovani, il lavoro, la famiglia, sono temi che accomunano un poco tutti. I giovani hanno grandissima difficoltà a trovare lavoro in un mondo dove proprio i posti di lavoro nelle aziende subiscono una riduzione continua e costante. In parte dovuto alla crisi e parte in conseguenza delle innovazioni tecnologiche che sostituiscono, spesso e volentieri, il lavoro dell’uomo. Oggi come oggi dove prima lavoravano in tre adesso ne basta uno, tutto il resto viene sviluppato e portato a termine dalle macchine. Certo non si può essere contro il progresso e l’innovazione, certamente no. Bisognerebbe controllare e sviluppare le tecnologie tenendo conto della forza lavoro e la sua applicazione dovrebbe servire a far stare meglio sia i lavoratori che le aziende senza avere, con ciò, ripercussioni negative solo ed esclusivamente sulla forza lavoro.
Se tutto ciò avviene, se cioè il progresso e le innovazioni non portano benessere, ma solo lacrime, sangue e disoccupazione come può un giovane pensare a costruirsi una famiglia se non ci sono prospettive per un posto di lavoro? Mantenere un nucleo familiare, con moglie, figli, la casa, le utenze, il vitto e tutto ciò che serve, ha un costo e se non hai la garanzia di un salario/stipendio come puoi pensare di costruirti un nido. La società oggi, così come composta, ha allargato la forbice già esistente fra le persone. Ci sono quelli che stanno benissimo, nel lusso sfrenato, senza vincoli e limiti di sorta e ci sono quelli che sopravvivono a malapena. La classe media dei cittadini sta man mano scomparendo. Questa nostra società invece di far scomparire la povertà la sta alimentando con egoismo ed ingordigia. La categoria degli anziani, sempre più sola, vive grazie alla meravigliosa attenzione di quei pochi che cercano, profondendo il massimo sforzo, di far sì che possono trascorrere l’ultimo percorso della loro vita in modo quanto più possibile dignitoso. Ma non basta, Non è assolutamente sufficiente. Tanti altri anziani che non hanno la fortuna di trovarsi nei luoghi di accoglienza vivono nella solitudine e nella disperazione più totale. Diceva sempre Don Edoardo Varano:” Quanta tristezza, riferendosi agli anziani, nel vederli rintanati nelle loro basse casette o nei tuguri oscuri, pur rassegnati alla sorte di vivere gli ultimi anni, senza conforto, con la sola presenza della solitudine, la terribile solitudine dei vecchi”. A questa società malata ha risposto costruendo, con molti sacrifici, sia fisici che economici, e con non poche difficoltà una grande casa che accoglie, culla e protegge gli anziani. Ha vinto senza l’aiuto di nessuno Stato, organi subalterni e quant’altro. Tutto ciò ha un solo grande significato. Tutti ce la possiamo fare se superiamo le diffidenze i dissidi gli egoismi. Se crediamo in noi stessi e se in ciò che vorremmo fare, anche senza l’aiuto di nessuno, ci mettiamo il giusto credo, perseveranza e la giusta e generosa dedizione.
N.d.R. Don Edoardo Varano, scomparso nell’anno 2018 è stato il fondatore della Villa della fraternità onlus uno storico centro residenziale per anziani nel comune di Sant’Andrea dello Jonio in provincia di Catanzaro.