di Antonino Costa ∙
Gino Bartali, ciclista professionista, dal 1934 al 1954, soprannominato Ginettaccio, vinse tre giri d’Italia e due Tour de France, altre numerose corse fra gli anni trenta e quaranta, tra i quali spiccano quattro Milano Sanremo e tre giri di Lombardia.
Nacque a Ponte a Ema alle porte di Firenze il 18 luglio 1914, morì a Firenze il 05 maggio 2000.Insieme a Fausto Coppi diede vita ad epici duelli, che divisero l’Italia in due fazioni, chi tifava per Gino e chi tifava per Fausto, una minoranza tifava per Fiorenzo Magni, che in quel periodo fece da terzo incomodo tra i due campioni. Uomo di grande fede, nella seconda guerra mondiale si adoperò per salvare quasi mille ebrei dalle deportazioni naziste.
Il cardinale di Firenze Giuseppe Betori su una celebre frase che Gino Bartali ripeteva spesso ”Tutto sbagliato, tutto da rifare”, disse che aveva un senso cristiano:
“Il cristiano non deve mai accontentarsi di nulla, sa che tutte le cose di questa terra sono relative, uno che pensa così pensa che tutto debba essere superato, verso il Regno di Dio. Questa sua voglia di superamento delle cose, di cambiamento, di novità, è fondamentale anche dal punto di vista della sua anima religiosa.” Anno 1943, mentre le leggi razziali vengono applicate con brutalità in tutta l’Europa, circa quindicimila Ebrei raggiungono l’Italia per trovare rifugio e salvezza. E’ a questo punto che Bartali diventa staffetta partigiana, al servizio delle rete clandestina Delasem delegazione per l’assistenza degli emigrati ebrei. Ad affidargli l’incarico è il Cardinale di Firenze, Elia Angelo Dalla Costa arcivescovo dal 1931 al 1961. Bartali monta in bicicletta e pedala. Finge di allenarsi, in realtà trasporta documenti falsi, celati nella canna della sua bici. Migliaia di chilometri percorsi avanti ed indietro da Firenze per consegnare nuove identità alle famiglie ebree ricercate con feroce determinazione dai fascisti della R.S.I e dai nazisti.
Dal settembre del 1943 al giugno del 1944 Gino compì la sua missione umanitaria. Partendo dalla stazione di Terontola-Cortona e giungendo a volte addirittura fino ad Assisi, trasportando documenti e fototessere all’interno dei tubi del telaio, in modo che dopo una stamperia segreta potesse poi falsificare i documenti necessari alla fuga di Ebrei rifugiati. Questo suo indomito coraggio riuscì a salvare circa mille ebrei, come dichiarato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che nel 2005 conferì postuma la medaglia d’oro al merito civile. Negli anni successivi, sarebbero giunti riconoscimenti ancora più importanti: IL 2 ottobre 2011 fu infatti inserito tra i “Giusti dell’olocausto” nel giardino dei giusti del mondo di Padova, mentre il 23settembre 2013 venne dichiarato “Giusto tra le Nazioni” dall’Ente Nazionale per la memoria della Shoah in Israele e per ricordarlo nello stesso giorno, nel giardino dei giusti a Gerusalemme, è stato piantato un albero di carrubbo per ricordarlo.