di Chiara Bruno ∙
Nell’ordinamento italiano, rappresentato dal Testo Unico Bancario, l’attività propria delle banche è l’esercizio congiunto della raccolta del risparmio e l’erogazione del credito. Ma queste attività sono svolte contemporaneamente da diversi intermediari finanziari, allora cosa rende le banche così direttamente coinvolte nel tessuto sociale e nell’evoluzione dei territori ?
Particolarità essenziale dell’attività bancaria è la natura delle passività detenute, che mette in moto il funzionamento della trasformazione delle scadenze, cioè il trasferimento di risorse dai soggetti che ne dispongono in eccesso a colore che ne difettano.
É proprio questo che differenzia le banche dagli altri istituti di credito o intermediari finanziari e cioè la distribuzione delle risorse e il loro immediato indirizzamento verso i soggetti che sono in grado di moltiplicarle. É per questa ragione che la storia e l’evoluzione bancaria sono un tutt’uno con l’evoluzione socio economica dei territori.
In questi ultimi tempi assistiamo a due fenomeni potenzialmente molto impattanti sulla costruzione delle banche del futuro. Assistiamo ad una continua concentrazione in poli bancari, basata su acquisizioni e conseguenti fusioni e ad una imponente digitalizzazione dei rapporti. Potremmo osservare che spesso i due eventi sono congiunti e l’espansione dimensionale spesso comporta un maggior grado di difficoltà gestionale e costi da abbattere per strutture che molte volte si sovrappongono e che rendono interessante il ridimensionamento delle filiali e lo sviluppo dei servizi on line.
Per rendere una idea di quanto sia importante il fenomeno basti pensare che negli ultimi anni il numero di sportelli bancari sul territorio italiano è sceso di oltre il 30%, passando da un totale di 33.607 nel 2011 a 23.481 a fine 2020 (Banca d’Italia, Banche e istituzioni finanziarie: articolazione territoriale, 31 Marzo 2021).
Abbiamo già definito il ruolo delle banche come un ruolo sociale oltre che meramente economico ma alla luce di quanto appena esplicitato, risulta ovvio chiedersi se la de materializzazione dei servizi bancari possa comportare una differente funzione degli istituti stessi.
Da questo punto di vista sarebbe opportuno affrontare la questione seguendo due linee parallele, da un lato abbiamo la semplicità e la indiscussa immediatezza dei servizi online e i diversi sistemi di home banking offerti, allo stesso tempo però si rischia di perdere di vista il rapporto fiduciario tra utente e banca e soprattutto si potrebbe perdere l’occasione di costruirne uno. Se è vero che un bonifico, un qualsiasi trasferimento o un qualsiasi utilizzo “semplice” dell’istituto rappresenta una necessità immediata per l’utente, sia esso un privato o una società, allo stesso tempo queste occasioni sono state per lungo tempo un modo per conoscere il territorio e per rendersi conto di quali sono i soggetti che potrebbero essere fonte di creazione di valore, e dunque un soggetto verso cui indirizzare risorse. L’efficacia di un sistema bancario è parte integrante e motore di una crescita economica, e per questo legata anche allo sviluppo dell’economia reale circostante. Ovviamente questo è possibile anche con i sistemi informatici, indiscussa è l’utilità di indicatori e quantificazioni sintetiche degli eventi e attraverso tale condivisione di informazioni la storia bancaria di ognuno di noi è conosciuta dagli istituti a cui ci rivolgiamo, ma quanto conta la componente umana dei rapporti? Quanto è importante in un rapporto come questo condividere visioni e valori? Quanto è importante essere consapevoli di mirare congiuntamente allo sviluppo della realtà nella quale si è immersi?