Mario Caspani ∙
No, non scriverò di quei prodotti finali del riciclaggio dei rifiuti denominati appunto “ecoballe”. Più prosaicamente, e un tantino più volgarmente, vorrei invece sottolineare le montagne di balle (frottole) che ci vengono quotidianamente e acriticamente propinate, ormai da anni, da parte dei media mainstream sul clima, CO2 e responsabilità dell’uomo.
Finalmente si stanno levando voci di dissenso rispetto alla narrazione ufficiale che, come un bombardamento incessante, cade sulle nostre incolpevoli teste per convincere tutti noi che l’uomo sarebbe la causa del cambiamento climatico, soprattutto per l’aumento della quantità di CO2 immessa nell’atmosfera a partire da inizio ‘900 ad oggi.
Una (in realtà sono molte di più) di queste voci la trovate in un volume recentemente pubblicato da Rubbettino “Dialoghi sul clima. Tra emergenza e conoscenza” e curato dal professor Alberto Tirininzi del Clintel, cioè il Climate Intelligence Foundation a cui si deve una Dichiarazione Mondiale sul Clima sottoscritta da oltre mille scienziati e professionisti referenziati in tutto il mondo, dichiarazione che i media hanno passato per lo più sotto silenzio dato che, guarda caso, contrasta la vulgata diffusa da anni dall’IPCC (International Panel on Climate Change) e adottata come verbo e verità assoluta dall’ONU ormai da anni.
Il libro è patrocinato anche dal CERI, Centro di Ricerca Previsione Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici e Ambientali dell’Università Sapienza di Roma, e raccoglie in poco meno di 400 pagine una ventina di contributi di importanti studiosi nel campo della fisica, climatologia e meteorologia e altro.
Il filo rosso di tutti gli interventi è il tentativo di rispondere alla domanda principe, ovvero se la cosiddetta emergenza climatica sia davvero causata dalle attività umane.
Ovviamente non voglio togliere il piacere della lettura, ma Vi lascio immaginare la risposta, che è NO.
Un no che non ha niente di ideologico- al contrario di certe prese di posizione pseudo ambientaliste – ma è fondato su approfondite analisi dei cicli climatici storici, sul calcolo della effettiva incidenza delle attività umane sulla quantità di CO2 in atmosfera, sulla “controdemonizzazione”, mi si passi il termine, della CO2 stessa che, anziché fonte essenziale e insostituibile di vita, dai terroristi climatici viene comunemente additata come causa di tutti i mali in un’orgia di disinformazione che confonde e trasforma la sacrosanta battaglia contro l’inquinamento in una lotta alla sola CO2 erroneamente ritenuta responsabile del riscaldamento globale.
Un riscaldamento che, va detto, si è verificato in misura superiore in periodi storici anche non lontanissimi dal nostro, ad esempio il periodo caldo medievale e il periodo caldo Romano, per limitarsi a citare i due più recenti tra i numerosi delle ere passate.
Ma fa comodo scagliarsi contro un presunto nemico per ovvie ragioni.
Basti pensare che la CO2 di origine antropica rappresenta una parte minimale (inferiore all’1%) di quella presente nell’atmosfera per cause naturali. L’Europa contribuisce con circa il 10% del totale mondiale, vale a dire lo 0,10% della CO2 in atmosfera. Si è data l’obiettivo di ridurre le emissioni entro il 2030 del 40% e, ammesso che ci riesca, l’impatto di tale riduzione a livello globale sarebbe ridicolmente basso. Secondo gli ultimi calcoli per ottenere tale risultato non certo eclatante si stima che il denaro stanziato direttamente o indirettamente sia pari a 500 miliardi di euro.
Ora non ci vuole né un sociologo né un economista per capire che un risultato così irrilevante verrebbe pagato a caro sangue in termini di impoverimento e di sconvolgimenti sociali, basti pensare alla sciagurata decisione di vietare la vendita di auto con motore termico e alle pesanti conseguenze nel tessuto produttivo dei paesi europei derivanti da tale scelta.
Perché, ovviamente, nel resto del mondo si guardano bene dal solo pensare a certe misure demenziali, non giustificate da alcun dato scientifico ma dettate solo dalla precisa volontà di favorire la cosiddetta “economia green”, con tutto il coacervo di interessi economici e finanziari appannaggio di multinazionali e investitori istituzionali, non certo dei cittadini comuni ai quali resterà solo lo sgradito compito di pagare il pesante conto.
Interessantissime, infine, le parti dedicate ai fenomeni naturali estremi che invece, in base alle serie storiche, estremi non sono affatto, ma ricorrenti nel corso dei secoli.
A meno che non si voglia prestare fede ai soliti telegiornalisti che, in mancanza di idee migliori, dedicano allarmati servizi alla neve d’inverno e all’afa d’estate. E, se capita che piove, all’acqua nelle mezze stagioni.
Per poi mostrare servizi compiaciuti sui gretini di turno che hanno appena finito di imbrattare un capolavoro di pittura o che stanno bloccando sul grande raccordo anulare gente comune che sta andando al lavoro (e magari qualche ambulanza che avrebbe bisogno di giovani impegnati in attività più costruttive per l’umanità).