Mario Caspani ∙
In latino negotium è la negazione dell’otium, dato che il prefisso “nec” sta ad indicare chiaramente l’accezione negativa del termine. Sembrerebbe quindi che i nostri antenati romani attribuissero al riposo (magari creativo) un valore positivo, in contrapposizione all’attività lavorativa, qualsiasi essa fosse.
Verrebbe quindi da pensare che non sempre dare una patente di negatività rappresenti il reale stato delle cose, dato che, in questo caso, senza il negotium di tanti la società romana, repubblicana o imperiale, fate voi, non avrebbe potuto mantenere in otium le poche migliaia di privilegiati appartenenti ai ceti più abbienti.
Ma si sa, passano i secoli, cambiano i costumi (a volte però mica tanto) e capita che usanze, azioni o fatti che in altre epoche potevano essere ritenute positive, piacevoli, degne di approvazione, oggi vengano considerate negativamente, sorpassate, in molti casi addirittura riprovevoli. O viceversa.
Prendete ad esempio il fare debiti. L’indebitarsi, nel sentire comune, è sempre stato sinonimo di difficoltà economiche (guarda Tizio, è pieno di debiti fino al collo!), causa di sciagure personali e familiari che hanno fatto la fortuna di romanzieri, nel senso di aver fornito loro trame di rovine, disgrazie e, magari nel lieto fine, riscatti.
Tra fine secondo e inizio terzo millennio, invece, con la diffusione massiccia di mutui, carte di debito/credito, prestiti al consumo, si è definitivamente affermato il concetto di “vita a debito”.
Pensateci un attimo, ormai quasi tutto ciò che acquistiamo lo rimborseremo nei mesi o negli anni a venire, ipotecando il nostro reddito futuro in modo più o meno consapevole, ma tutto ciò non genera più riprovazione sociale e men che meno sdegno, anzi!, l’atto di indebitarsi viene sollecitato in tutti i modi possibili dai produttori di ogni bene di consumo dato che il vincolo debitorio è un forte legame fidelizzante e viene incentivato con azioni commerciali mirate.
Il debitore preferisce fingere di non sapere che legandosi mani e piedi al creditore entra, in misura minore o maggiore a seconda dell’importo dovuto, sotto il suo controllo, in una spirale consumistica futura che è quasi sempre già prevista dai guru del marketing.
Quindi oggi non è per niente considerato negativamente fare debiti. Volenti o nolenti siamo diventati perfetti consumatori. Non persone (soggetti), bensì consumatori, oggetti di offerte mirate a soddisfare le nostre voglie, generate da sapienti campagne promozionali e pubblicitarie che rendono di volta in volta indispensabile lo smartphone di ultimo tipo, o il tv di ultimissima generazione che magari si potrà guardare davanti e dietro, o l’auto elettrica che fa bene all’ambiente (tutto da dimostrare) ma fa meno bene alle vostre tasche (e questo è sicuro) e alla vostra capacità di mobilità (questo e più che sicuro, è certo).
Ma siccome da sempre l’uomo non può vivere senza avere un colpevole da additare al pubblico ludibrio, ecco i colpi di bacchetta magica degli ultimi anni.
Dapprima la pandemia, che ci ha deliziato per anni con tutto il suo carrozzone di false verità, false certezze, false soluzioni a veri problemi, ci ha riempito la vita con personaggi di dubbia capacità e dubbia morale. Ma quale migliore occasione per elevare al ruolo di pubblico nemico il “negazionista” dell’efficacia dei vaccini, l’esecrabile no-vax? Dagli all’untore, di manzoniana memoria.
Finito, o quasi, il circo pandemico arriva “l’anno più caldo di sempre” (e non è vero) a ringalluzzire gli ammosciati seguaci di Greta e di tutti i suoi predecessori catastrofisti, che rimandano l’annunciata fine del mondo con la cadenza imperterrita di un piano quinquennale della non compianta URSS.
Nuovo tema nuovo mostro da additare, il “negazionista climatico”, cioè colui che non accetta supinamente le affermazioni apodittiche dei catastrofisti a gettone, ma secondo buona e antica consuetudine, vorrebbe conoscere dati, opinioni diverse, interpretazioni non solo calate dall’altro (governi e organismi sovranazionali) o dal basso (giornali e tv) ma, che ne so, magari assistere a un dibattito ad armi pari tra due scienziati di diverso avviso.
Ovviamente sarà impossibile, perché l’accusa di “negazionismo”, ormai assurta alla vetta dell’insulto supremo, automaticamente vieta la possibilità di confronto, dato che con il negazionista non si discute, lo si cancella preventivamente.
E allora mi torna in mente una bella frase di Leonardo Sciascia, scritta ormai quasi 50 anni fa ma più che mai attuale, che calza a pennello: “Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è.”
Basta sostituire a “fascista” il termine “negazionista”, perché il vero negazionista è colui il quale vuole tappare la bocca a chi chiede un confronto, che sia sui vaccini, sul clima o su qualsiasi altra emergenza o presunta tale che ci capiterà malauguratamente di affrontare in futuro.