di Walter Frangipane* ∙
La corruzione è un “enorme ostacolo alla realizzazione di tutti i diritti umani”: così ha sottolineato l’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i diritti umani, affermando che trasparenza, responsabilità, assenza di discriminazione e partecipazione significativa sono mezzi efficaci per combattere la corruzione. La corruzione è definita dall’Organizzazione Transparency International di Berlino come “the misuse of entrusted power for private gain” (l’uso improprio del potere affidato a fini di lucro).
Un rapporto del 2019 del Fondo Monetario Internazionale (I.M.F.) ha rilevato che se tutti i Paesi (190 Stati membri) dovessero ridurre i livelli di corruzione, si potrebbe guadagnare 1 trilione di dollari di entrate fiscali andate perse, pari all’1,25% del P.I.L. globale. La corruzione è un problema che viene definito “malvagio” e investe tutti i Paesi del mondo ed è influenzata da fattori complessi di carattere politico, economico e sociale. Essa si manifesta in molte forme e trascende tutti i confini giurisdizionali. Sebbene raramente vi sia un’unica causa ben identificabile di corruzione, alcuni fattori possono contribuire alla sua manifestazione, tra cui la povertà, il basso status sociale ed economico dei funzionari pubblici e, in particolare, l’insufficiente o mancanza di meccanismi di trasparenza e responsabilità istituzionale.
Sotto questa luce, la corruzione ha preso piede come questione politica per molte organizzazioni internazionali. Negli ultimi due decenni, infatti, c’è stato un vero e proprio cambiamento nell’ambito delle Organizzazioni internazionali che si occupano in maniera specifica di corruzione. Questo cambiamento è stato determinato, in particolare, da una serie di fattori, tra cui l’aumento dei costi monetari influenzati dalla corruzione stessa, ma sopra tutto da una maggiore attenzione dei mass-media sulla corruzione, nonché dall’aumento della percezione pubblica della corruzione ritenuta a ben ragione come dannosa per la società.
Il tema della corruzione e del suo impatto sugli obiettivi di sviluppo, quindi, non è più relegato a mere conversazioni tra decisori politici e funzionari di governo, né viene disatteso nei pubblici discorsi, solo perché si ritiene che l’argomento sia abbastanza complesso o specificatamente politico. Anzi, le Organizzazioni internazionali hanno sviluppato politiche e pratiche anticorruzione, nonché istituzioni corrispondenti, per vigilare sul rispetto delle azioni e degli sforzi volti ad evitare la corruzione.
Il terreno più fertile ed ottimale – per così dire – per la prosperità della corruzione sembra essere, secondo l’opinione prevalente, il settore sanitario. L’appropriazione indebita dei bilanci della sanità pubblica e le tangenti nel processo di approvvigionamento farmaceutico, tanto per fare alcuni esempi, possono provocare sprechi che limitano l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari e ai medicinali essenziali. Ma la corruzione non è una piaga che interessa soltanto il sistema sanitario italiano, ma tanti e tanti altri Paesi del mondo.
Infatti alcune “Organizzazioni internazionali”, come l’Organizzazione mondiale della sanità, il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite e altre, già da molto tempo stanno costruendo una base di prove su quali meccanismi di trasparenza e di responsabilità si possa ridurre quanto più possibile la corruzione nel sistema sanitario, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile per la buona salute e il benessere collettivo.
I rischi della corruzione nel sistema sanitario sono emersi più evidenti, ed in un certo senso sono stati amplificati, nel corso della pandemia del COVID in questi anni appena trascorsi, quando cioè i sistemi sanitari di tutto il mondo hanno dovuto far fronte a richieste senza precedenti e imprevedibili di sistemi che potenzialmente erano già fragili di per sé stessi.
Le rapide risposte delle Organizzazioni internazionali e dei governi, mentre tentavano di ridurre la diffusione della malattia, hanno creato condizioni altamente favorevoli al sistema corruttivo. Tali condizioni includevano la flessibilità nelle risposte, la semplificazione dei controlli sugli appalti, il rapido flusso di ingenti fondi e la necessità di risposte urgenti. Di conseguenza, corruzione e frode si sono rivelate sotto forme di truffe sui prezzi e su alcuni beni viziati e falsificati, come abbiamo potuto apprendere da varie inchieste anche qui in Italia e non solo. Tutto questo ha minacciato di minare la sostenibilità dei sistemi sanitari e probabilmente avrà impatti negativi che potrebbero persistere anche dopo il controllo dell’epidemia stessa.
In un’analisi più approfondita delle cause della corruzione, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha rilevato fra l’altro testualmente che “a weak governance is one of the fundamental leading causes of corruption” ovvero “una governance debole è una delle principali cause fondamentali della corruzione”.
Il “buon governo” (“good governance”) è visto, pertanto, come un quadro concettuale credibile per rendere operativi gli sforzi contro la corruzione, al fine di contribuire al raggiungimento di uno sviluppo sociale ed economico più sostenibile, che diventa realizzabile solo in un contesto sociale che consenta l’accesso dei cittadini alle informazioni e alle responsabilità della “governance”. Al contrario, la mancanza di “buon governo” va collegata, secondo le Organizzazioni internazionali, alla corruzione e alla non adeguata efficienza delle istituzioni; mentre il “buon governo” può eliminare la corruzione attraverso l’instaurazione dello stato di diritto e l’efficienza e la responsabilità del settore pubblico.
Infatti il “buon governo” ha notevole valore se viene considerato come condizione «sine qua non» per far progredire sistemi sanitari efficienti ed efficaci onde mitigare quanto più possibile la cattiva gestione. Esso è anche considerato uno degli elementi costitutivi chiave del sistema sanitario, perché può contribuire in maniera incisiva a garantire che siano messe in atto politiche adeguate, che ci sia un controllo efficace e che ci siano, inoltre, solidi meccanismi di responsabilità per la sua corretta progettazione e gestione. Le varie complessità del sistema sanitario richiedono, quindi, approcci di “governance” su misura per identificare le vulnerabilità alla corruzione, agli sprechi, alla cattiva gestione e alle frodi.
Le azioni volte a prevenire la corruzione, che traducono i princìpi di buona governance, sono da considerare un “gold standard” per affrontare le vulnerabilità del settore. Certo la corruzione nel settore sanitario è meno probabile allorquando vi è un’ampia adesione allo stato di diritto, di trasparenza e di fiducia e in cui il settore pubblico è governato da codici di servizio efficaci e forti meccanismi di responsabilità.
La “good governance”, come anche la responsabilità e la trasparenza, consente ai cittadini di ritenere le autorità responsabili di migliori risultati di sviluppo, poiché incoraggia l’impegno civico nel processo decisionale, guida inoltre verso la creazione e l’attuazione di strategie per prevenire la corruzione. Naturalmente responsabilità e trasparenza camminano insieme. La responsabilità richiede trasparenza e viceversa. In questo caso, la trasparenza va intesa nel senso che i cittadini debbano essere informati su come e perché vengono prese le decisioni di politica pubblica. Ma per capire questo sono necessarie informazioni sulle procedure seguite e sui criteri utilizzati dai responsabili politici nell’assumere le decisioni stesse. Ovviamente comprendere il motivo per cui vengono prese le decisioni richiede la divulgazione delle informazioni attinte dai responsabili politici e la rivelazione degli argomenti addotti a favore oppure contro quelle determinate decisioni. La trasparenza della governance può essere ulteriormente intesa come il livello di accesso alle informazioni che la governance medesima mette a disposizione dei cittadini di quel territorio.
La trasparenza, in una situazione in cui le informazioni su un processo decisionale sono rese pubbliche e facilmente verificabili sia in termini di regole che di identità dei decisori, aumenta la probabilità di individuazione della corruzione. Inoltre, la trasparenza favorisce il rilevamento e riduce la probabilità di comportamenti corrotti, perché abbassa le barriere che impediscono le informazioni, consentendo il controllo e il monitoraggio e scoraggiando anche la corruzione.
La trasparenza, inoltre, facilita il coinvolgimento del pubblico, aumentando le opportunità per i cittadini di influenzare la spesa pubblica, le politiche e il processo decisionale della “governance”.
Gli sforzi anticorruzione e il buon governo spesso si intrecciano. Inoltre, il concetto di “buon governo” ha molti significati. Spesso questi significati si basano sui meccanismi attraverso i quali esso possa essere raggiunto, come la democrazia partecipativa, la trasparenza appunto, i servizi pubblici responsabili e resi efficienti nonché la presenza e l’applicazione dei diritti civili. Tuttavia mettere in atto questi meccanismi non è impresa così semplice!
* Economista