“Si tratta di un fenomeno che noi denunciamo da tempo, che sta diventando sempre più grave in Italia e soprattutto nel Mezzogiorno, dove le condizioni sociali, economiche, strutturali e infrastrutturali sono già particolarmente complesse”. Il Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL Emilio Contrasto commenta così i dati aggiornati dalla Bce sul continuo calo degli sportelli bancari nei Paesi dell’Unione europea. La diminuzione del 3,09% comunicata oggi per l’anno 2023 non sorprende Contrasto, che anzi invita a porre maggiore attenzione al dato italiano e, in particolare, alla percentuale di chiusure registrate nelle regioni del Sud. Secondo il Report statistico redatto dalla Banca d’Italia “Banche e istituzioni finanziarie: articolazione territoriale del 29.3.2024”, spiega Contrasto, la contrazione nella presenza degli sportelli nel 2023 è stata ancora del 3,9% (nel 2022 rispetto al 2021 era stata del 2,6%): “Sono oltre 4,4 milioni, con un ulteriore incremento rispetto ad un anno fa, le persone che non hanno accesso ad una filiale nel comune di residenza. E con questo andamento i numeri sono destinati a crescere: circa di 6milioni di italiani, residenti in comuni nei quali è rimasto un solo sportello, rischiano di trovarsi a breve senza alcuna presenza bancaria”.
Il Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL sottolinea anche che l’articolazione territoriale degli sportelli bancari operativi in Italia alla fine del 2023 mostra una maggiore presenza nelle regioni del Nord, che rappresentano il 57 per cento del totale nazionale (40 per cento in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto). Il numero di sportelli ubicati nelle regioni del Sud e nelle Isole ammonta complessivamente al 22 per cento del totale nazionale.
Per quanto riguarda il Sud nel 2012 erano presenti 4.548 sportelli ridottisi nel 2022 a 3.051 (-1.497) per scendere ancora nel 2023 a 2.939 (-1.609) e per quanto concerne il dato occupazionale si è passati dai 36.991 dipendenti del 2012 ai 26.101 del 2022 (-10.890) per scendere ulteriormente poi a 25.374 nel 2023 (-11.617). E particolarmente eclatante è il caso della Calabria: al 31 dicembre 2023, 555mila persone risiedono in comuni desertificati, con un incremento rispetto ai 12 mesi precedenti di 38mila persone, 317mila risiedono in comuni con 1 solo sportello bancario. “Va da sé che l’assenza o la scarsissima presenza su territori di sportelli bancari e la minore attenzione alle esigenze del tessuto sociale, economico e produttivo delle varie realtà del nostro Paese e del Sud in particolare, che sconta un forte gap in tutti i settori, porta inevitabilmente con sé l’aumento di nuove forme di intermediazione non vigilate, perché non sottoposte al controllo della Bce e della Banca d’Italia, e anche un incremento del fenomeno dell’usura.
Bankitalia ha lanciato l’allarme parlando del rischio usura per 165 mila imprese del Sud. In assenza di supporto ed assistenza da parte degli intermediari autorizzati, l’alternativa, infatti, spesso diventa quella di ricorrere a mezzi non leciti”.
Sottolinea Contrasto che “allora è tempo di intervenire con urgenza per porre un freno a questa escalation”: “Il Mezzogiorno oramai da tempo privo di fatto di centri decisionali facenti capo alle principali Banche italiane, risente come visto dai dati in modo più evidente del processo di desertificazione bancaria, determinando anche conseguenze negative sullo sviluppo di un tessuto imprenditoriale ‘sano’ e quindi, a seguire, sullo sviluppo sociale, culturale e in termini di popolazione dei vari territori. Inoltre, va rimarcata la totale assenza di un’azione concreta e mirata da parte della Politica. Su tale problema, da sempre, registriamo un assordante silenzio sia da parte della politica nazionale che, con rare eccezioni, di quella locale”.
Conclude il Segretario Generale UNISIN/CONFSAL: “Le Banche, in moltissime circostanze, svolgono la essenziale funzione di motore di trasmissione su territori, famiglie e soprattutto imprese dei vari strumenti tempo per tempo posti in essere dalle istituzioni locali, nazionali e comunitarie a sostegno di imprese e famiglie. Inoltre, l’Italia è un Paese con la presenza di imprese medie e piccole, a caratterizzazione poco più che familiare. In tali realtà la consulenza finanziaria non può in molti casi essere gestita all’interno delle aziende.
Poter, quindi, contare sulla propria banca, fisicamente presente al luogo dove si svolge l’attività di impresa, per la migliore qualificazione e quantificazione delle fonti di investimento diventa strategico. In assenza di imprese e di lavoro, i giovani abbandonano i territori e provano a ‘cercar fortuna’ in aree o Paesi con maggiore densità produttiva. Quindi, alla desertificazione bancaria, semplicemente segue la desertificazione economica che a sua volta determina un calo demografico soprattutto evidente nelle giovani generazioni. I dati ISTAT, soprattutto per Mezzogiorno e Isole maggiori, confermano inesorabilmente tale equazione”.