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La bottiglia della speranza

Nino Lentini ∙

Una premessa è d’obbligo. Non voglio far pensare a chicchessia che ci siano da parte mia prese di posizione politica o partitica. Non è questo il momento né il luogo. Mi è sembrato invece doveroso, dopo aver letto l’ultimo libro di Luca Telese, giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico, di sottolineare alcuni brevissimi e circostanziati passaggi, per me molto interessanti, che potrebbero e dovrebbero farci riflettere. Riflettere su quanto uomini di grandissimo valore, che tenevano alla nostra bella Italia, a volte, uscendo fuori dal coro, facendo dichiarazioni illuminate, (solo per loro in quel momento), perchè quasi per tutti, anche all’interno dei propri amici, sembravano essere eresie.

Tutto ciò, naturalmente provocava un moto di ribellione e critiche selvagge. Se invece andiamo ad analizzare quanto detto e lo rapportiamo ai giorni nostri dobbiamo dire, senza se e senza ma, che solo una persona illuminata poteva riusciva a vedere oltre il proprio naso, tanto che le sue dichiarazioni sarebbero diventate profetiche. Ed allora vediamo di che si tratta. Diceva questo insigne personaggio, che per opportunità ometto di fare il nome, ma chi volesse saperne di più può andare a leggere il libro di Luca Telese:” I partiti sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimento e passione civile zero.

Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune”. Ed ancora: “i partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai, alcuni grandi giornali”. Indubbiamente tutto questo, detto oltre quarant’anni fa, chi poteva capirlo se non una mente illuminata.

Infatti, come dicevo prima le critiche non si sono risparmiate da parte di nessuno. Se invece noi oggi le leggiamo con la mente libera e con il vantaggio di essere a quasi mezzo secolo di distanza, non possiamo che convenire che tutto ciò, purtroppo è una amara verità. Lo era allora, lo è oggi e se le cose non cambieranno lo sarà anche per il futuro. Se non facciamo niente per invertire i termini dei ragionamenti che, oggi come ieri, si fanno solo per tutelare la casta e non per difendere i diritti di tutti, si continuerà a soccombere miseramente ed inesorabilmente.

Non cambierà niente finchè il popolo non si renderà conto di essere con l’acqua alla gola e che è il momento di reagire, sempre democraticamente e nel rispetto delle regole democratiche. Perché tutto ciò possa verificarsi c’è un modo molto semplice, democratico e repubblicano: basta applicare l’articolo uno della costituzione che recita testualmente:

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

In questo modo, e solo così si potrebbe pensare di vivere in un paese democratico come recita l’articolo 4, sempre della costituzione:

”La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Oggi, purtroppo, tutto questo è solo fantasia. Si vive in continuo ed eterno disagio, ìn condizioni di assoluto malessere, dove i pochi, che quotidianamente ci intimoriscono, ora predicando una crisi, ora un altro evento catastrofico, mentre loro sono incuranti del risparmio energetico, della mancanza dell’acqua, delle emissioni nocive e continuano a sguazzare e scialacquare di tutto e di più, il popolo, invece, continua a morire di fame. La speranza è che il pensiero, le idee e le dichiarazioni di questo illustre personaggio, come si legge nel libro di Telese, possano entrare nel bagaglio di qualche riformatore, onesto, corretto ed equilibrato, che abbia a cuore le sorti del nostro paese. Ciò che è stato dichiarato circa quarantanni addietro, diventa quindi un lascito non solo per l’Italia. “Un messaggio in bottiglia che arriva dal passato fino alle spiagge del futuro e che tutti possono raccogliere e fare proprio. Oggi tutti possono raccogliere quella bottiglia. E scoprire che dentro c’è una lezione civile di cui abbiamo ancora un disperato bisogno”.

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