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Aumento dei salari minimi, immigrazione e sostegno all’istruzione sono compatibili con lo sviluppo?

Nobel per l’Economia a Card, Angrist e Imbens

di Brunella Trifilio ∙

Un tormentone persistente, quasi quanto i problemi irrisolti in campo economico, impazza da diverso tempo nelle Università di tutto il mondo. Si tratta di una barzelletta tranchant sulla presunta fragilità di molte teorie economiche rispetto ad una realtà – complessa e variabile – nella quale lo sviluppo beneficia di pochi impulsi nonostante gli sforzi scientifici per individuarne i fattori di stimolo. La storia è quella di tre naufraghi (un chimico, un fisico e un economista) alle prese con la necessità di aprire una scatoletta di cibo senza apriscatole, oggetto alquanto raro in un’isola sperduta in mezzo al mare. Tragicomica la conclusione della vicenda: mentre il chimico e il fisico si scervellano, con astrusi calcoli e procedimenti complessi – nell’intento di trovare una risposta adeguata alla fame incalzante – il genio del terzo naufrago indica una facile via d’uscita, senza dover cambiare una virgola al suo solenne ragionamento. L’economista, con l’imperturbabile calma di chi ha la sicurezza di non essere smentito, si rivolge – più che soddisfatto – ai suoi colleghi universitari di sventura: “Supponiamo di avere un apriscatole …”.

Fatta questa frivola premessa dal “retrogusto” un po’ amaro, si può dare – se possibile – un senso ancora più solenne e carico di aspettative al recente annuncio della Royal Swedisch Accademy of Sciences. Il Nobel per l’economia 2021 viene assegnato per metà a David Card e per l’atro 50% – congiuntamente – a Guido W. Imbens e Joshua D. Angrist. Un Nobel per le Scienze economiche probabilmente un po’ distante dagli schemi più tradizionali della materia economica.

Saremo capaci di mettere definitivamente in cantina il temuto “apriscatole ideale” del protagonista della famosa barzelletta? Certamente si tratta di un alloro che premia l’innovazione e una visione – del lavoro e della società – più moderna e sostenibile. Le teorie economiche consuete – non sempre ripagate con lo sperato sviluppo e, forse ancora meno, con quello sostenibile – potranno “cedere il passo” – in un prossimo futuro – ad una nuova idea di crescita economica non antagonista del benessere sociale?
Le argomentazioni dell’Accademia Reale Svedese delle Scienze farebbero pensare ad una vera e propria rivoluzione del pensiero economico. “Attraverso esperimenti sul campo, David Card ha analizzato gli effetti del salario minimo, dell’immigrazione e dell’educazione sul mercato del lavoro. I suoi studi dei primi anni 90 hanno sfidato la saggezza convenzionale, portando a nuove analisi e ulteriori intuizioni”. Da quanto scrive l’Accademia svedese, Guido W. Imbens e Joshua D. Angrist avrebbero trovato una risposta importante ad una questione metodologica: “I dati degli esperimenti sul campo sono difficili da interpretare. A metà degli anni 90, Joshua Angrist e Guido Imbens hanno risolto questo problema metodologico, dimostrando come dagli studi sul campo si possono trarre conclusioni precise su causa ed effetto”. Volendo semplificare il ragionamento, si potrebbe ipotizzare che anche la “nebulosa” economia sia verificabile “sul campo” e che, dall’osservazione costante sul presente, sia possibile migliorare il nostro percorso di progresso, senza rinunciare a quei benefici del lavoro (come l’aumento dei salari minimi) ritenuti normalmente dannosi per l’impresa.

Per capire meglio il senso di questo premio, è doveroso prendere in considerazione i singoli percorsi di studio. I tre professori universitari sono stati premiati per la loro capacità di rispondere a domande complesse grazie all’ausilio di esperimenti naturali e con un lavoro sinergico in cui Card ha curato la parte empirica, mentre Imbens e Angrist quella metodologica. Un probabile stravolgimento di alcune convinzioni consolidate da tempo nonostante la loro non rara inefficacia? Una ventata di nuovo? Una possibile malleabilità di alcune convinzioni inossidabili nell’ambito di una materia ingiustamente granitica come la scienza economica?

Card ha dimostrato, tra le altre cose – attraverso un approccio di studio innovativo circa gli effetti del salario minimo, dell’immigrazione e dell’educazione sul mondo del lavoro – come un aumento di questi parametri non determini una caduta dell’occupazione, ma possa contribuire allo sviluppo. Angrist e Imbens hanno supportato gli studi di Card fornendo lo strumento per “leggere” i suoi esperimenti e hanno dimostrato come si possa arrivare a determinate conclusioni (relazione causa/effetto) circa un dato fenomeno partendo da esperimenti naturali.

Con una lettura teoricamente più approfondita di questo “alloro” si potrebbe trarre il suggerimento di adeguare gli studi di economia alla concretezza di un mondo in rapida evoluzione. Peter Fredriksson, in qualità di presidente del comitato per il premio in scienze economiche, sottolinea qualcosa di veramente moderno: “Gli studi di Card sulle domande centrali che si pone la società e i contributi metodologici di Angrist e Imbens dimostrano che gli esperimenti naturali sono una ricca risorsa di conoscenza. I loro studi hanno migliorato in modo sostanziale la nostra capacità di rispondere a domande cruciali riguardanti la causa delle cose.”

Il prossimo futuro misurerà la contiguità di questo Nobel al benessere economico e sociale delle persone. Per tornare alla barzelletta di partenza, la speranza sarà sempre quella di poter affrontare – non solo con supposizioni, ma analizzando la realtà concreta – tanto le emergenze dovute ad un improvviso “naufragio” dell’economia quanto le ordinarie esigenze della vita di ogni individuo in una società in rapida evoluzione, più multietnica e sempre meno aiutata da un punto di vista culturale. In fondo l’economia è per l’uomo, non contro i suoi bisogni.

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