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Napoli una città da Amare

di Nino Santacroce •

Si dice che Napoli o si ama o si odia e questo perché è una città piena di contraddizioni. Io l’ho amata sin dalla prima volta che l’ho vista ed ogni volta che ritorno scopro cose nuove che mi fanno innamorare di Lei sempre. Spero che questo mio viaggio nel tempo e nello spazio possa fare innamorare anche Voi.
Vorrei iniziare il mio viaggio da uno dei pilastri della letteratura napoletana, italiana e mondiale: Eduardo De Filippo. Eduardo De Filippo (1900-1984) iniziò nel 1920 a scrivere i testi per la compagnia teatrale da lui formata con i fratelli Titina e Peppino.

Partito dai temi farseschi dell’opera di suo padre Vincenzo Scarpetta e dalla tradizione teatrale napoletana ottocentesca, Eduardo approda, nonostante la lingua e l’ambientazione, a una drammaturgia che contiene in sé situazioni universali: i rapporti famigliari, l’ipocrisia delle convenzioni sociali, i sentimenti. Nel corso di una lunga e prolifica esistenza scrisse 55 commedie tra le quali Natale in casa Cupiello, sabato, domenica e lunedì e Filumena Marturano. Continuando il nostro viaggio nella storia non si può non ricordare “le 4 giornate di Napoli”. L’avvenimento, che valse alla città di Napoli il conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare, consentì alle forze alleate anglo-americane di trovare al loro arrivo, il 1ottobre 1943, una città già evacuata dall’occupante nazista, da cui era praticamente riuscita a liberarsi grazie all’eroismo e al coraggio dei suoi abitanti, ormai esasperati ed allo stremo per i lunghi anni di guerra.

Il martirio di San Gennaro avvenne sulla scia delle persecuzioni volute da Diocleziano. Gennaro e i suoi compagni, riconosciuti cristiani, furono arrestati e poiché non rinnegarono la propria fede, furono condannati a morte e decapitati presso la Solfatara, un vulcano attivo vicino Pozzuoli, nei Campi Flegrei. La leggenda narra che un’infermiera di nome Eusebia decise di raccogliere il sangue di San Gennaro in due ampolle e le depose nel Duomo di Napoli. Da allora grandi cose succedono se il sangue si scioglie mentre se il sangue non si scioglie, in una delle tre occasioni all’anno in cui si rinnova la cerimonia, i napoletani tremano e per nessuno è un buon segno.  E ci sono alcuni precedenti storici che lo dimostrerebbero: il sangue non si è sciolto nel 1939 e nel 1940, anni di inizio della Seconda Guerra Mondiale e dell’ingresso dell’Italia nel conflitto, poi nel 1943 con l’occupazione nazista di Napoli, nel 1973 quando in città ci fu un’epidemia di colera, oppure il 1980 con il terremoto in Irpinia. Più recenti i casi del 2016, anno di grandi incendi sul Vesuvio e del terremoto a Ischia, e poi il 2020, la prima annata della pandemia di Covid.

Al pari di San Gennaro per i napoletani è Diego Armando Maradona. Leggenda del calcio per definizione, Maradona, per talento, precocità e risultati raggiunti, occupa senza dubbio uno dei primi posti tra i più grandi calciatori di tutti i tempi.

Da giovanissimo è già un fenomeno assoluto, il suo mancino e il suo estro incantano le folle, e a 16 anni disputa la sua prima stagione tra i grandi dell’Argentinos Juniors. Nel 1984 Maradona si trasferisce al Napoli. In Italia inizia per “el Pibe de Oro” una nuova vita calcistica e il suo livello di rendimento raggiunge cime mai viste.

Il suo arrivo a Napoli è visto dai napoletani come un riscatto sia per NAPOLI sia per IL NAPOLI. Il 5 luglio 1984 Maradona venne presentato ufficialmente allo stadio San Paolo e fu accolto da circa ottantamila persone, che pagarono la quota simbolica di mille lire per vederlo. Il suo arrivo porta la squadra partenopea a una dimensione sconosciuta, sia in campo nazionale che europeo e in sette stagioni vince due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa UEFA.

I napoletani sono devoti a San Gennaro e a Maradona e lo dimostrano in tutti i modi. Uno di questi è dipingerli per tutta Napoli. Il termine Street Art comprende le forme d’arte realizzate in luoghi pubblici come ad esempio muri, strade e piazze. Le prime opere della Street Art vengono fatte generalmente risalire agli anni Ottanta quando questi interventi erano spesso non autorizzati e gli artisti venivano di frequente tacciati di vandalismo.

Di recente, invece, la street art è stata riconosciuta come arte a tutti gli effetti e valorizzata. Napoli è piena di splendidi murales che troviamo sui muri dei palazzi del centro e delle periferie di Napoli, ma anche in stazioni ferroviarie e nelle Università e tra i tanti ci sono 2 grandi murales a cui i napoletani tengono molto e sono molto affezionati: sono i due murales dedicati a Diego Armando Maradona. Il primo dei due si trova sui Quartieri Spagnoli a Napoli, fu dipinto su un palazzo di 6 piani nel 1990 quando il Napoli vinse il secondo scudetto grazie anche alle prodezze di Diego Armando Maradona.

Fu realizzato da Mario Filardi un giovane artista che allora abitava in zona ed aveva 23 anni, grazie a una colletta organizzata dai tifosi del quartiere, Filardi realizzò il grande ritratto di Maradona in due notti e tre giorni e a disegno finito fu organizzata una grande festa con gli immancabili fuochi d’artificio. Nel tempo il murales, realizzato con semplici vernici, iniziò a sbiadirsi e nel 1998, nel punto del muro dov’era la testa di Diego, fu aperta anche una finestra. Il murales fu ripreso e il Comune intimò il proprietario di non aprire mai la finestra. Come detto in precedenza questo splendido murales è nei quartieri spagnoli meta di innumerevoli turisti ogni giorno.

Quando il Gioco del Lotto, nato a Genova nel XVI secolo, cominciò ad attirare l’attenzione di numerosi appassionati scommettitori da ogni parte d’Italia e a diffondersi in modo capillare su tutto il territorio nazionale, il popolo napoletano fece confluire nel gioco la tendenza di associare numeri ad eventi tipici della vita materiale. La Smorfia napoletana è radicata all’ombra del Vesuvio e si trasmette oralmente da generazioni. Corrisponde ad un’interpretazione tradizionale dei sogni, frutto di un passaparola generato da tutti coloro che, in passato, erano in grado di associare sogni, eventi e ricorrenze a persone o animali. La Smorfia napoletana ha varcato i confini partenopei e si è diffusa in tutta Italia, restando immutata nel corso dei secoli. La smorfia napoletana ha avuto un’influenza significativa sulla cultura e l’arte italiana, trovando posto in letteratura, cinema e teatro; essa rappresenta più di un semplice gioco di numeri, riflette la cultura, le superstizioni, l’umorismo e le tradizioni di Napoli e del popolo napoletano.
Già ai tempi della fondazione di Napoli(V secolo a.C) nel periodo della semina e dei raccolti si era soliti intrattenersi con particolari canzoni e danze popolari, ancora oggi ricorrenti nella famosa “Tammurriata“, ballo popolare praticato tutt’oggi in locali tipici dei paesi vesuviani. Successivamente nel XVIII secolo Napoli era considerata la capitale mondiale dell’opera lirica ed il teatro San Carlo richiamava i musicisti più famosi di tutta l’Europa. La musica neomelodica nasce invece negli anni ottanta e riflette il contesto sociale nel quale viene prodotta.

Quando però la canzone classica napoletana andò in crisi nacquero due filoni : quello di Mario Merola e quello di Pino Daniele. Pino Daniele ha masticato il blues e il jazz e li ha uniti a un racconto di strada romantico e delicato dove il Ghetto e il Rione diventavano la stessa cosa. Se percorriamo la linea che unisce Partenope al jazz di New Orleans e al blues di Chicago, ad un certo punto arriveremo anche a New York Il racconto crudo e spietato della strada, nella lingua stessa della strada, ossia il dialetto. C’è un asse immaginario che da Pino Daniele a Geolier unisce Napoli all’America. Oggi idolo dei ragazzi è Geolier che, come Pino Daniele ma in chiave moderna (RAP), racconta nelle sue canzoni il vissuto quotidiano di Napoli e del Mondo.

Ancora una volta Napoli ascolta l’America e la declina nella sua lingua e nei suoi contenuti. Se pensiamo a Napoli e la volessimo rappresentare graficamente sicuramente nel nostro disegno non potrebbe mancare un elemento che la contraddistingue: Il Vesuvio. Il Vesuvio è uno dei due vulcani attivi dell’Europa continentale (più precisamente è definito quiescente, risalendo l’ultima eruzione a 80 anni fa) nonché uno dei più studiati e pericolosi al mondo a causa dell’elevata popolazione delle zone circostanti e delle sue caratteristiche esplosive. L’area vesuviana presenta infatti un’alta densità di popolazione.

Il Vesuvio è un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è il principale evento eruttivo del Vesuvio in epoca storica. Essa mutò profondamente la morfologia del vulcano e provocò la distruzione di Ercolano e Pompei. L’ultima eruzione ebbe luogo nel 1944 e da questa data non si sono verificate più eruzioni, e il Vesuvio è considerato quiescente. Come dicevo all’inizio del mio racconto Napoli è la città delle mille contraddizioni: è legata alle tradizioni e allo stesso tempo super social.

I social napoletani sono la finestra di Napoli sul mondo. I social sono riusciti a riportare la città tra le mete più ambite e visitate (Napoli reale) e allo stesso tempo hanno aiutato tanti napoletani a risollevarsi dopo periodi molto bui.

Un esempio è la storia di Donato “Con mollica o senza?” che trovatosi improvvisamente senza lavoro è riuscito grazie ai social ad aprirsi un proprio locale: “Mettevo il telefono tra i miei formaggi e facevo questi video di me che preparavo panini per i miei clienti”. Spero che il mio racconto vi sia piaciuto e che vi abbia fatto conoscere e amare Napoli come la amo io.

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