di Mario Caspani •
Probabilmente ai ventenni o poco più della generazione Z il nome Tafazzi dirà poco, a meno che i genitori non siano nostalgici del trio Aldo Giovanni e Giacomo e ogni tanto non si rivedano, e facciano loro vedere, su youtube o altrove, vecchi filmati di cabaret anni ‘90.
Sto ovviamente parlando dell’improbabile wrestler nerovestito, con sospensorio bianco rinforzato, impersonato da Giacomino Poretti, che si aggirava in scena armato di un randello con cui puntualmente si percuoteva i propri attributi gridando “Pam! Pam! Pam!”, spesso senza alcun nesso logico con lo sketch in corso, in puro stile comico demenziale.
Il personaggio insomma ripercorreva in chiave contemporanea e stralunata il canone del masochismo (che già di suo stralunato lo è sempre stato). Si racconta che alla sua comparsa l’allora direttore dell’Unità e futuro segretario DS, Walter Veltroni, si sentì in dovere di contattare il Trio per complimentarsi con loro e sottolineare come il personaggio di Tafazzi stava rappresentando in modo emblematico la sinistra politica italiana, sempre dedita a coltivare pericolose tendenze masochistiche.
Non è mai troppo lunga la vita dei personaggi televisivi, soprattutto quelli nati nell’ambito di trasmissioni comiche o di varietà. Di solito dopo due o tre stagioni al massimo, esaurita la fase di novità e apprezzamento, subentra quella della stanchezza del telespettatore, la noia del già visto e lo sbadiglio del ripetitivo che decreta il tramonto di un canovaccio che non si sa rinnovare. Salvo poi venir buono in retrospettive e sporadici richiami in trasmissioni di “riciclo” buone a riempire i vuoti di programmazione estivi.
Ciò non toglie che la qualità di un’idea scenica o comica nel frattempo abbia consentito al personaggio creato di entrare nell’immaginario collettivo e di rimanerci anche in assenza di sue comparsate in video. Un esempio per tutti è il grande Fantozzi, assurto a paradigma dell’impiegato italiano sfigato di ceto medio basso bersagliato da nuvole anche in weekend di bel tempo e da una serie di inevitabili scalogne pubbliche o private, salvo poi redimersi, una tantum, con un urlo liberatorio e catartico che si fa beffe di tutte le corazzate Potemkin che ci angustiano la vita quotidiana.
E così, nel suo piccolo, anche il nostro Tafazzi, dopo aver aggiornato in chiave terzo millennio la definizione degli adepti del barone Leopold von Sacher-Masoch, è rimasto nella memoria e nell’uso comune, è vivo e vegeto insomma, nonostante la sua assenza dal video, e con la sua sindrome colpisce quotidianamente una vasta platea di persone e personaggi più o meno consapevoli, dai cittadini comuni alle élites.
Basta guardare, per fare un esempio macroscopico, alle politiche europee di questi ultimi anni, appiattite su una ideologia green completamente avulsa dalla realtà. Una realtà che dovrebbe far riflettere persone intelligenti (ma lo sono? lo siamo?) e far loro capire che imporre sacrifici draconiani a un continente che rappresenta sì e no un decimo della popolazione mondiale non potrà avere alcun effetto su clima e inquinamento, dal momento che i restanti 9/10 della popolazione del pianeta si fanno carico di compensare il presunto virtuosismo europeo.
Con il tafazziano (eccolo!) effetto collaterale che l’economia euro sta al palo, se non va indietro, mentre quelle asiatiche, americane, dei Brics galoppano da anni a spese nostre.
Impoverirsi sperando di far bene al pianeta, senza riuscirci, e far arricchire altri a nostre spese: Pam! Pam! Pam!…
Senza poi ascoltare scienziati e studi affidabili che da anni cercano di far capire – bellamente ignorati dalla narrazione ufficiale dei principali media – quanto sia inutile, e anche dannoso, combattere il cosiddetto cambiamento climatico attraverso il controllo (sempre più velleitario) delle emissioni di CO2, invece di dedicarsi seriamente a misure di prevenzione dei veri fenomeni preoccupanti quali il dissesto idrogeologico e il problema sismico. In Europa pensiamo a fare i ridicoli e inutili cappottini termici alle case che… continuiamo a costruire sui Campi Flegrei! Tafazzismo al cubo.
Recentemente si sono svolte le elezioni europee. Non si sa ancora come sarà l’orientamento del nuovo parlamento e della nuova commissione. Stando ai numeri sembra che poco sia cambiato in termini di schieramenti, ma il messaggio politico che gli elettori hanno mandato, soprattutto in alcuni Paesi, è stato abbastanza forte e chiaro e sarebbe veramente scandaloso dalle parti di Bruxelles e Strasburgo non ne tenessero conto, anche se non mi faccio illusioni. Se però non dovesse succedere, in fin dei conti, un po’ di colpa ce l’hanno anche gli elettori, soprattutto quelli che hanno disertato le urne (la maggioranza).
Inventandosi il neologismo “spopulismo”, Marcello Veneziani ha sottolineato lo spopolamento della partecipazione politica, che dovrebbe essere il sale della democrazia (cioè del potere del popolo sovrano). Vale la pena citare il suo ragionamento: “Il popolo sovrano tende sempre più a non esercitare il suo potere sia perché non particolarmente interessato sia perché avverte l’impossibilità di incidere realmente. Ma disertando le urne lascia le chiavi del comando proprio a coloro che non ama e contro cui protesta con il non voto”. Che dire di più? Lucidissimo esempio di Tafazzismo in purezza.