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La condizione della donna nella Repubblica della Guinea

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di Giovanna Santacroce

In tutto il mondo, la violenza contro le donne lascia trasparire l’eredità storica di una società marcata dalla discriminazione di genere ma nella Repubblica di Guinea assume forme diverse e ancora più atroci rispetto a quelle conosciute in Europa, come il matrimonio forzato, il matrimonio precoce e la mutilazione genitale femminile. Nella repubblica della Guinea la legge punisce lo stupro con la pena della reclusione da un minimo di cinque a un massimo di 20 anni in presenza di circostanze aggravanti tuttavia, i casi di stupro sono frequenti e le autorità raramente perseguono i responsabili. Meno dell’1% delle donne vittime di questi reati denuncia il suo aggressore a causa delle usanze, del timore di stigmatizzazione e rappresaglia e della mancanza di cooperazione da parte della polizia. Il codice penale della Guinea vieta i matrimoni infantili e forzati ma, nonostante ciò, il tasso dei matrimoni infantili in Guinea è tra i più alti dell’Africa sub sahariana. Il matrimonio infantile è una pratica che viola i diritti dei minori in quanto le spose fanciulle non terminano la scuola e hanno maggiori probabilità di rimanere vittime di violenza e di contrarre l’HIV. Quando i figli si sposano, le loro prospettive di una vita sana e di successo diminuiscono drasticamente, spesso innescando un ciclo intergenerazionale di povertà. Anche in questo caso è generalmente molto difficile rifiutare un matrimonio forzato nella società guineana, poiché le ragazze in Guinea non godono di libertà decisionale rispetto ai genitori. Una donna che rifiuta un matrimonio forzato può essere rifiutata dalla società e può essere costretta a lasciare la famiglia in quanto ripudiata. La tradizione guineana richiede che i conflitti domestici siano risolti all’interno della famiglia per cui, le donne soggette a matrimoni forzati in genere non presentano una denuncia né cercano altrimenti protezione.

Inoltre la legge non si occupa direttamente della violenza domestica. La donna può sporgere denuncia per lesioni ma la polizia, però, raramente interviene nelle controversie familiari e i tribunali raramente puniscono i responsabili. Atroci sono inoltre le mutilazioni dei genitali femminili (MGF). Le MGF sono tutte quelle procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili o altre lesioni agli organi genitali femminili per motivi non medici. Le MGF costituiscono una violazione dei diritti umani delle ragazze e delle donne. La pratica in Guinea è tradizionalmente effettuata durante cerimonie di massa come i riti di iniziazione, ma un numero crescente di ragazze è spinto a rivolgersi a professionisti del settore sanitario, per paura di sanzioni legali. La pressione sociale è talmente forte che le ragazze sono spinte a richiedere l’ablazione per paura di essere escluse o costrette a rimanere non sposate se non subiscono la pratica.

Inoltre, anche se le mutilazioni genitali femminili sembrano diminuire in tutto il mondo, questo non è il caso della Guinea, dove questa pratica è diffusa in ogni regione e tra ogni gruppo etnico, religioso e sociale. Sebbene in Guinea nell’ottobre del 2016 sia stata introdotta una legislazione che disciplina e punisce il fenomeno della tratta degli esseri umani, questa Repubblica è punto di partenza, transito e destinazione per uomini, donne e bambini vittime del lavoro forzato e dello sfruttamento sessuale. Donne e bambini sono i soggetti più vulnerabili. Alcuni trafficanti prelevano i bambini con il consenso dei genitori, dando loro la falsa prospettiva di poter garantire ai giovani un’educazione ed un lavoro. Quando sono bambine o ragazze ad essere coinvolte, accade spesso che queste siano vendute dai genitori stessi a degli intermediari. Le giovani sono destinate a prostituirsi nei motel o a lavorare duramente in ristoranti o in altri luoghi, specialmente nella grande città di Conakry.

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