di Antonino Costa ∙
Da qualche giorno sui giornali ed in tv si è tornati a parlare di San Patrignano, la grande comunità di recupero per tossicodipendenti fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli. Muccioli anche se morto nel 1995 ora si ritrova di nuovo al centro di polemiche per una trasmissione televisiva sul sito di Netflix intitolata “San Pa”- luci e tenebre di San Patrignano. Nel 1984 il processo di primo grado si concluse con una condanna ad un anno ed otto mesi di reclusione, con sospensione della pena a carico del Muccioli, ma nel 1987, in appello fu, però assolto, assoluzione confermata poi nel 1990, dalla Cassazione. La difesa, dell’uomo fondatore della comunità, e portata avanti dai ragazzi che lo hanno direttamente conosciuto e dai genitori che hanno mandato i loro figli a disintossicarsi nella sua comunità, i quali lo considerano in odore di santità. L’accusa va dal sequestro di persona, all’esercizio abusivo della professione medica e psicoanalitica, ai maltrattamenti, alle lesioni fino alla truffa. Tutto cominciò, una sera mentre Muccioli era davanti la porta del suo albergo di Rimini, si soffermò a guardare un gruppo di giovani che si drogavano nella piazza dove, da bambino lui aveva tante volte giocato.
Fu allora, che decise di vendere l’albergo e spostarsi con la famiglia nella sua tenuta di San Patrignano di oltre cento ettari, mettendola a disposizione dei ragazzi drogati. Con gli arrivi dei ragazzi, messi a lavorare, si realizzò un villaggio dove col tempo vivono circa cinquecento persone che si mantengono con la produzione interna e con contributi esterni. Basta pensare, che il petroliere Gian Marco Moratti e sua moglie Letizia, negli anni hanno versato circa duecentottantasei milioni di euro per sostenere la comunità. Nel tempo i ragazzi e ragazze diventarono oltre duemila, i quali si ricostruirono una vita lavorando, imparando un mestiere ed allontanandosi dalla droga. Questa comunità e stata visitata da capi di governo e ministri in pellegrinaggio alla ricerca di una politica sulla droga, fu così che su quella collina a due passi da Rimini, nacque la legge, che apri il carcere ai tossicodipendenti.
E’ incontestabile che il “papà dei tossici” Vincenzo Muccioli, ne ha legato qualcuno in catene, non ha lesinato gli schiaffoni ma è incontentabile che ne ha salvato decine di migliaia, a volte il fine può giustificare i mezzi.
Quindi possiamo concludere che Muccioli, ha sbagliato parecchio, ma ha salvato migliaia di persone. Ad oggi a venticinque anni dalla sua morte, San Patrignano rimane la più grande comunità di tossicodipendenti d’Europa.