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Blue Night: proverbiali omicidi al tempo del Covid

Giulio Bruno racconta la sua “Calabria Noir”

di Brunella Trifilio ∙

Benvenuto allo scrittore cosentino Giulio Bruno, romanziere e bancario di professione. Blue Night è il suo sesto romanzo giallo. Ritorno letterario molto atteso per lettori amanti del brivido e non solo. Ricompare sul “luogo del delitto” la consolidata coppia investigativa Giannitteri e Marcillei, rispettivamente commissario di Cosenza e suo amico fidato.

La storia si dispiega nel grigio scenario di una pandemia che inasprisce la problematicità di una Calabria annientata dai suoi mali atavici. Una serie di omicidi inspiegabili si susseguono tra sirene di ambulanze e solitudine da “lockdown”. Nel cupo coacervo di misteri che si aggrovigliano senza tregua, i personaggi del romanzo trovano il tempo per riflettere sui mali della loro società. Ma la soluzione sensata agli eventi narrati non è quasi mai dietro l’angolo, proprio come avviene nella vita reale.

La difficile analisi antropologica del contesto geografico in cui si muovono i protagonisti viene affidata ai loro stessi ragionamenti. Due forze contrapposte – il bene e il male – disegnano insieme la struttura portante del racconto, come entrambe sorreggono la fisionomia sociale e territoriale di una regione che subisce e vive questa ancestrale dicotomia. I dialoghi ed i fatti narrati evidenziano contrasti marcati, situazioni ed emozioni talmente contrapposti da non lasciare spazio alla superficialità di una lettura frettolosa. Niente è lineare in Blue Night. E’ primavera, ma l’atmosfera è così cupa da sembrare quasi inverno. La bellezza dei luoghi narrati si scontra con la mostruosità del malaffare. Il racconto è quello di un meridione meraviglioso e stupefacente, nella sua gente e nei suoi paesaggi; poi il suo orrendo esatto contrario.

La psiche contorta dei personaggi incanta il lettore catapultandolo fuori dalla semplice vicenda noir in una collisione continua di emozioni e nuove scoperte positive legate alla città dell’autore: la proverbiale “verve cosentina” che converte il peggiore degli imprevisti in fragorose risate; il senso del dovere propriamente meridionale; l’inclinazione a volersi riscattare dai soprusi grazie ad un’intelligenza puntellata e sorretta dal potere forgiante delle difficoltà ambientali.

Blue Night è una storia dal carattere cosmopolita, ma conserva l’ambientazione tradizionale dell’autore, quella di una minuscola realtà geografica che gioca a farsi notare. Così, Giulio Bruno racconta il protagonismo non scontato della sua città, intrecciando il passato con la realtà del suo presente: la leggenda del re Alarico e del suo tesoro mai ritrovato; le nuove imponenti opere architettoniche come il ponte progettato da Santiago Calatrava; l’originale museo cittadino all’aperto; l’amore per le Scienze e il Planetario; l’eccellenza formativa dell’Università della Calabria; lo “spirito green” simboleggiato da un lunghissimo viale ricco di vegetazione e piste ciclabili. Una città che stupisce il lettore, portandolo oltre i luoghi comuni di un sud derelitto, spento e senza speranza di cambiamento.

Il finale, anche se drammatico, ridona speranza al lettore perché in questa storia non trionfa la resa. Ricercare la verità non è un esercizio scontato ma necessario, anche se la realtà può rivelarsi amara.

Cosa spinge un tranquillo impiegato di banca a diventare un apprezzato scrittore di romanzi gialli?

Sicuramente l’amore per i libri, per la letteratura e, specificamente, per i romanzi polizieschi. E poi il desiderio di ambientare delle trame di genere noir nella città dove sono nato e che amo sotto tutti i punti di vista: sociale, paesaggistico, culturale. Cosenza nei miei libri diventa personaggio a tutti gli effetti, non un semplice palcoscenico sul quale si muovono i vari interpreti della storia. È nei quartieri della mia città, in quelli periferici più degradati e tra le viuzze del suggestivo centro storico, tra le opere d’arte del “salotto buono” e i paesini della vasta provincia che trovo l’ispirazione per confezionare le storie che racconto, mescolando l’aspetto criminoso con i vizi, l’ironia e le virtù di un popolo straordinario.

I suoi libri affrontano delicate tematiche sociali. Il racconto giallo per “distrarre” il lettore e tutto il resto per riflettere … Vuole spiegarci il perché di questa scelta letteraria?

Perché sono convinto che il romanzo poliziesco rappresenti il modo migliore e più efficace per raccontare la nostra società. Nel giallo si trova tutto ciò che affrontiamo nella vita di tutti i giorni, sintetizzato in due componenti: il bene e il male. E siccome il male non è quasi mai del tutto male e il bene può nascondere spesso qualche aspetto controverso, ecco che tra le pieghe di due sentimenti contrapposti si inserisce la possibilità di descrivere e provare a interpretare i fenomeni sociali che scandiscono il nostro vivere quotidiano. Adoro il giallo come genere letterario perché ha sempre un inizio e una fine netti e ineludibili intervallati da ragionamenti, ipotesi e analisi; il compito di un romanzo poliziesco non è solo quello di distrarre il lettore, ma di coinvolgerlo direttamente nella decifrazione dell’intrigo, trasformandolo da soggetto passivo a soggetto attivo della storia. E di indurlo a riflettere sul contesto nel quale si sviluppa la vicenda.

Grazie a questo suo impegno sociale sono arrivati tanti premi e riconoscimenti …

Qualche premio letterario, in giro per l’Italia, sono riuscito a portarlo a casa negli anni. Ma la soddisfazione più bella è data dall’apprezzamento dei lettori, di chi ti ferma per strada e ti esprime il proprio gradimento per le storie che racconti, di chi ti scrive i messaggi e le recensioni sui social, dei nuovi lettori e di quelli che mi seguono dalla pubblicazione del primo romanzo, nel lontano 2010. Non esiste premio più bello di quando qualcuno che non conosci parla con entusiasmo dei personaggi che hai creato e delle storie che hai inventato.

Il commissario Giannitteri descrive il malconcio sistema sanitario calabrese. La sua dolorosa consapevolezza sembra quasi rientrare nella normalità delle cose:

“… in quella parte del mondo, al di là del Covid, ogni tipo di attività che se esercitata in altri posti rientrava nella normalità delle cose, in Calabria assumeva le caratteristiche di situazione estrema. Un giro in bici, un’indigestione, un colpo di sole, una reazione allergica potevano risultare fatali. Finire in ospedale significava iniziare un’odissea, ritrovarsi in un girone infernale dal quale uscire vivi era tutt’altro che scontato …”.

Ci sarà una via d’uscita, o il suo prossimo romanzo dovrà affrontare nuovamente l’argomento?

Esiste sempre una via d’uscita ma, se devo essere realista a proposito della mia terra, dico di no. Il sud e in particolar modo la Calabria vivono da sempre una condizione di assenza di servizi e di infrastrutture, di abbandono e disinteresse politico. I giovani che studiano qui, loro malgrado, si trovano costretti a emigrare per conquistarsi la possibilità di realizzarsi e mettere a frutto le competenze acquisite. Salvo rarissime eccezioni, la Calabria non ha mai avuto una classe dirigente e politica degna di tal nome. Dopo l’emigrazione operaia del secolo scorso e quella intellettuale di oggi, senza investimenti adeguati il prossimo devastante fenomeno da affrontare sarà la desertificazione sociale, qui resteranno solo genitori anziani e qualche inguaribile romantico. Dunque, temo che argomenti come l’inadeguatezza del servizio sanitario continueranno, purtroppo, a caratterizzare in negativo la realtà calabrese.

Il questore Lucenti appare come un uomo molto più interessato alla propria affermazione mediatica che alla ricerca della verità. L’apparire che scavalca l’essere. Il dire che soppianta il fare. Il capo che complica sistematicamente il lavoro del suo collaboratore …

È proprio così, ed è il difetto tipico di chi riveste posizioni di comando, di chi pretende risultati a tutti i costi e in tempi rapidi, di chi non coglie la differenza tra il misurarsi direttamente con il problema piuttosto che limitarsi a chiederne con insistenza la soluzione. La nostra epoca sarà ricordata come quella della spettacolarizzazione generalizzata, dell’esposizione mediatica da ricercare a tutti i costi, dell’esibizione ostentata del potere piccolo o grande che sia. Lo scarto tra chi affronta le intemperie professionali nella vita di tutti i giorni e chi si limita a registrare progressi o ritardi si è ampliato a dismisura, di pari passo con una involuzione della società sempre meno a misura d’uomo e sempre più protesa alla esasperazione della logica del risultato finale.

Già in cantiere il prossimo romanzo?

Qualche idea c’è già, qualcosa ho iniziato a scrivere ma è ancora prematuro parlarne, in questo momento mi concentro sulla promozione di Blue Night e sugli eventi di presentazione che mi terranno occupato nei prossimi mesi. Ci sono poi in ballo alcuni progetti che potrebbero vedere la luce nel medio periodo, progetti stimolanti e di discreto fascino, vedremo… Nel frattempo continuo a guardarmi intorno e a osservare quello che accade, alla ricerca di spunti per nuovi delitti in salsa bruzia…

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