di Walter Frangipane* •
Come è noto in Puglia, a Borgo Egnazia, dal 13 al 15 giugno 2024, si terrà il Vertice dei G7, ovvero dei Capi di Stato e di Governo dei sette Stati Paesi membri, presieduto dall’Italia, che attualmente ha la Presidenza di turno fino al 31.12.2024 del G7, cui parteciperanno il Canada, la Francia, la Germania, il Giappone, il Regno Unito, gli Stati Uniti d’America, nonché il Presidente del Consiglio Europeo e la Presidente della Commissione Europea in rappresentanza dell’Unione Europea.
Tra le priorità della Presidenza italiana vi sarà la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto; la guerra d’aggressione russa all’Ucraina; il conflitto in Medio Oriente; il rapporto con le Nazioni in via di sviluppo e le economie emergenti, con particolare attenzione ai Paesi dell’Africa e alla Regione dell’Indo-Pacifico. Grande importanza rivestiranno anche le questioni migratorie e le sfide per il clima, le energie e la sicurezza alimentare. Inoltre, nel programma proposto dal governo italiano, troverà spazio l’Intelligenza Artificiale. Infatti proprio nella sessione dedicata all’Intelligenza Artificiale, la Presidenza italiana si è sentita “onorata” di annunciare la partecipazione di Papa Francesco. È la prima volta che un evento di questa portata (il G7) segna, nella sua storia, la partecipazione di un Pontefice al lavoro del Gruppo dei 7, e lo sarà nella sessione “Outreach” (Sensibilizzazione), aperta cioè anche ai Paesi invitati, e non solo ai membri del G7. Ci soffermiamo sull’Intelligenza Artificiale, perché è un argomento molto delicato, tutt’altro che facilmente comprensibile.
L’Intelligenza Artificiale è estremamente sensibile perché abbraccia molteplici discipline, dall’Economia al Giuridico, dalla Scienza alla Tecnologia etc. Naturalmente l’augurio è che vada a beneficio dell’umanità, perché intanto l’Intelligenza Artificiale influenzerà quasi il 40% dei posti di lavoro in tutto il mondo, sostituendone alcuni e integrandone altri. Occorre, quindi, veramente un attento equilibrio delle politiche economiche e sociali per sfruttarne nel migliore modo possibile il potenziale.
Certamente ci troviamo davanti a una rivoluzione tecnologica che potrebbe far ripartire la produttività, come potrebbe, altresì, stimolare la crescita globale e aumentare i redditi in tutto il mondo, ma potrebbe anche, purtroppo, sostituire posti di lavoro, come accennato, e aggravare le disuguaglianze!
L’Intelligenza Artificiale si è contraddistinta per un’accelerazione rapida che ha entusiasmato il mondo, suscitando molta attenzione seguita da particolare interesse, ma ha anche causato allarmi, ponendo domande importanti sul suo potenziale impatto sull’Economia di tutto il mondo. Al netto delle implicazioni, delle complicazioni e delle conseguenze, gli effetti sono difficili da prevedere, poiché l’Intelligenza Artificiale si diffonderà nelle Economie di tutti i Paesi in modi abbastanza complessi e forse imprevedibili. Ciò che si potrebbe ipotizzare è che occorrerebbe anzitempo elaborare una serie di politiche sociali ed economiche per sfruttare in modo sicuro il vasto potenziale dell’Intelligenza Artificiale a beneficio di tutta l’umanità, come per esempio, tra le altre, rimodellare la natura del lavoro.
Già lo staff del Fondo Monetario Internazionale (F.M.I.) ha esaminato, in un’analisi a priori, il potenziale impatto dell’Intelligenza Artificiale sul mercato del lavoro globale. Questo perché molti studi hanno previsto la probabilità che molti posti di lavoro verranno sostituiti dall’Intelligenza Artificiale. Ma sappiamo anche che in molti casi è probabile che l’Intelligenza Artificiale integri il lavoro dell’uomo. L’analisi del F.M.I. ha colto entrambi i profili di queste dinamiche e, dalle caratteristiche oggettive, i risultati sembrano siano stati sorprendenti: quasi il 40% dell’occupazione globale è esposta all’intelligenza artificiale. Storicamente, l’automazione e la tecnologia dell’informazione hanno avuto la tendenza a influenzare le attività di routine, ma una delle cose che distingue l’Intelligenza Artificiale, bisogna dirlo, è la sua capacità di avere un impatto sui lavori altamente qualificati. Di conseguenza, le Economie avanzate si troveranno ad affrontare maggiori rischi legati all’Intelligenza Artificiale, ma anche maggiori opportunità per sfruttarne i benefici, rispetto ai mercati emergenti e alle Economie in via di sviluppo.
Invece, nelle Economie avanzate, circa il 60% dei posti di lavoro potrebbe essere influenzato dall’Intelligenza Artificiale. Infatti circa la metà dei lavori esposti potrebbe trarre vantaggio dall’integrazione dell’Intelligenza Artificiale, migliorando la produttività. Per l’altra metà, le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale potrebbero eseguire compiti chiave attualmente svolti dagli esseri umani, il che potrebbe ridurre la domanda di manodopera, portando a “salari più bassi” e a una “riduzione delle assunzioni”. Nei casi più estremi, alcuni di questi posti di lavoro potrebbero addirittura “scomparire”.
Nei mercati emergenti e nei Paesi a basso reddito, invece, l’esposizione all’Intelligenza Artificiale dovrebbe essere rispettivamente del 40% e del 26%. Questi risultati suggeriscono che i mercati emergenti e le Economie in via di sviluppo si troveranno ad affrontare prevedibilmente meno interruzioni immediate a causa dell’Intelligenza Artificiale. Allo stesso tempo, molti di questi Paesi non dispongono delle infrastrutture o della forza lavoro qualificata per sfruttare i vantaggi dell’Intelligenza Artificiale, aumentando, quindi, il rischio che nel tempo la tecnologia possa peggiorare le disuguaglianze tra le nazioni.
L’Intelligenza Artificiale potrebbe anche influenzare le disuguaglianze di reddito e la ricchezza all’interno degli stessi Paesi. Potremmo quasi vedere una polarizzazione all’interno delle fasce di reddito, con i lavoratori che riescono a sfruttare l’Intelligenza Artificiale, che vedono un aumento della loro produttività e dei loro salari, e quelli che non possono restare indietro. Le ricerche hanno dimostrato che l’Intelligenza Artificiale può aiutare i lavoratori meno esperti a migliorare la loro produttività più rapidamente. I lavoratori più giovani potrebbero trovare più facile sfruttare le opportunità, mentre i lavoratori più anziani potrebbero avere serie difficoltà ad adattarsi. L’effetto sul reddito da lavoro dipenderà in gran parte dalla misura in cui l’Intelligenza Artificiale integrerà i lavoratori ad alto reddito. Se l’Intelligenza Artificiale integrasse in modo significativo i lavoratori a reddito più elevato, potrebbe portare a un aumento sproporzionato del loro reddito da lavoro. Bisogna anche dire che i guadagni di produttività derivanti dalle aziende che adottano l’Intelligenza Artificiale aumenteranno probabilmente i rendimenti di capitale, il che potrebbe anche favorire i redditi più alti. Entrambi questi fenomeni potrebbero esacerbare le disuguaglianze.
Nella maggior parte degli scenari, l’Intelligenza Artificiale probabilmente peggiorerà la disuguaglianza complessiva. Questa tendenza potrebbe essere non poco preoccupante, per cui la classe politica dovrà affrontarla in modo proattivo per evitare che la tecnologia alimenti ulteriormente le tensioni sociali. Sarebbe auspicabile che i Paesi istituiscano reti di sicurezza sociale complete e offrano programmi di riqualificazione per i lavoratori sopra tutto quelli vulnerabili. Solo in tal modo si potrebbe rendere la transizione verso l’Intelligenza Artificiale più inclusiva, proteggendo i mezzi di sussistenza e frenando le disuguaglianze.
È più che intuibile che l’Intelligenza Artificiale verrà integrata nelle aziende di tutto il mondo a una velocità notevole, per cui è importante che i politici agiscano e agiscano anche in fretta. A tale scopo per aiutare i paesi a elaborare le giuste politiche, il Fondo Monetario Internazionale (F.M.I.) ha sviluppato un indice di preparazione all’Intelligenza Artificiale che misura a sua volta la preparazione in alcuni specifici settori quali le infrastrutture digitali, le politiche del capitale umano e del mercato del lavoro, l’innovazione e l’integrazione economica, la regolamentazione e l’etica.
In questo quadro, a sostegno della componente relativa alle politiche del capitale umano e del mercato del lavoro, ad esempio, saranno valutati, asserisce il F.M.I., elementi quali gli anni di scolarizzazione e la mobilità nel mercato del lavoro, nonché la percentuale di popolazione coperta da reti di sicurezza sociale. Mentre invece, per la componente normativa ed etica, verranno valutati l’adattabilità ai modelli di business digitali del quadro giuridico di un Paese e la presenza di una governance forte per un’applicazione efficace.
Ma i risultati ottenuti dagli studi effettuati e ancora in atto del F.M.I. hanno rivelato che le economie più ricche, comprese quelle avanzate e alcune Economie di mercato emergenti, tendono ad essere meglio attrezzate per l’adozione dell’Intelligenza Artificiale, mentre i Paesi a basso reddito, ahimè, lo sono molto di meno, sebbene vi siano notevoli differenze tra gli stessi Paesi.
Nel complesso, nonostante alcune aree di perplessità da mettere ben a fuoco, le previsioni per un futuro migliore sembrano molto lusinghiere.
*Economista