di Alessio Storace •
Negli scorsi articoli ho analizzato lo scritto di Papa Leone XIII “Rerum Novarum”, che ad oggi è ancora considerata l’enciclica fondativa della dottrina sociale della Chiesa, e quali cause e movimento lo hanno ispirato.
Ovviamente il tutto tenendo fermo il nostro focus sul lavoro ed i lavoratori. Ma dopo Leone XIII cosa è successo? Nell’immediatezza qualche tentativo di partecipazione da parte di imprenditori cristiani ci fu, ma i tempi erano fortemente prematuri e le condizioni dei lavoratori ancora pessime. Tutto questo porta Papa Pio XI a scrivere, nella Quadragesimo Anno una lucida analisi sulla situazione parlando degli operai: “che le circostanze hanno consegnato soli e indifesi alle inumanità dei padroni e alla sfrenata cupidigia della concorrenza.” Ma nell’ampliare i concetti di Leone XIII, attualizzandoli a quarant’anni di distanza, arriva anche a scrivere un concetto che oggi è più che mai valido e dovrebbe essere ricordato da tutti gli operatori del mondo del lavoro, imprenditori, lavoratori ed anche sindacalisti: “Non può sussistere capitale senza lavoro, nè lavoro senza capitale”. Può sembrare una osservazione forse anche banale, ma se la contestualizziamo al 1931 ci rendiamo conto che tanto banale non era, soprattutto se consideriamo la situazione politica ed economica dell’epoca.
Sostanzialmente Pio XI procede nel solco di Leone XIII, sposandone a pieno le tesi e concludendo la sua enciclica invitando alla partecipazione: “Tutti, operai e padroni, in unione di forze e di mente si adoperino a vincere tutti gli ostacoli e le difficoltà.”
Ma andando più avanti nel tempo, siamo nel 1961, Papa Giovanni XXIII nell’enciclica “Mater et Magistra” ritorna sull’aspetto del lavoro e, dopo aver analizzato la situazione dei lavoratori, ritorna sulla Partecipazione, scrivendo che: “Operai ed imprenditori devono regolare i loro rapporti ispirandosi al principio della solidarietà umana e della fratellanza cristiana; giacchè tanto la concorrenza in senso libertistico, quanto la lotta di classe, in senso marxistico, sono contro natura e contrarie alla concezione cristiana della vita”, e inoltre “i lavoratori nelle forme e nei gradi più convenienti possano giungere a partecipare alla proprietà delle stesse imprese.”
Ma andiamo avanti nel nostro percorso ed arriviamo a Papa Giovanni Paolo II, il papa operaio, colui che più di tutti si è impegnato a favore dei lavoratori e prova ne è il fatto che, a differenza dei suoi predecessori, ha scritto ben due encicliche in materia.
Nella prima, la “Laborem Exercens” riguardo la Partecipazione ci dice che: “Non di rado gli uomini del lavoro possono partecipare ed effettivamente partecipano, alla gestione ed al controllo della produttività delle imprese”. Ma non contento entra anche nello specifico di come si dovrebbe attuare la Partecipazione “per il tramite di appropriate associazioni, essi influiscono sulle condizioni di lavoro e di rimunerazione, come anche sulla legislazione sociale”. Concetti poi ampiamente ripresi ed approfonditi nella “Centesimus Annus. Per concludere questa volutamente rapida carrellata storica, si arriva a Benedetto XVI che nella sua enciclica “Caritas in Veritate” tocca fortemente la questione lavoro andando ad indicare sette requisiti essenziali affinchè il lavoro sia considerato “decente”.
“Significa un lavoro che, in ogni società, sia l’espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna: un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità, un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione; un lavoro che consente di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare; un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce; un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa.” Nei prossimi articoli continueremo ad analizzare la situazione e a cercare di trovare eventuali soluzioni e modelli.