di Mario Caspani ∙
In un recente articolo su Panorama, Marcello Veneziani afferma che abbiamo sette vite e invita a spenderle bene. Nell’ordine le indica come vita corporale, vita naturale, vita lavorativa, vita affettiva, vita sociale, vita intellettuale e vita spirituale.
Dopo aver commentato le prime sei, chiude il cerchio con questa frase sulla vita spirituale: “La vita spirituale è la vita dell’anima, il punto di raccolta di sentimento e pensiero in una sintesi superiore che si affaccia oltre la morte; è il punto supremo della nostra vita e al tempo stesso il ponte per trascenderla, cioè per andare oltre la dimensione personale dell’esistenza”.
Facile immaginare, di fronte ad un’affermazione del genere, i mal di pancia di chi , formatosi in anni di materialismo, di acritica fiducia nella scienza (scientismo) e nella fede assoluta delle “sorti magnifiche e progressive” dell’umanità, alla parola “trascenderla” collega ovviamente la possibile dimensione metafisica delle nostre esistenze.
Tanto più che stiamo vivendo un periodo storico in cui una ben precisa parte intellettuale va da anni predicando la necessità di un nuovo ordine mondiale basato su presupposti transumanistici. A mio avviso un futuro distopico ricco di incognite e pericoli, a partire dall’impetuoso sviluppo delle applicazioni di intelligenza artificiale in assenza di regolazioni certe e condivise.
Forse per coltivare un po’ la mia parte spirituale, a inizio marzo mi sono concesso qualche giorno a Roma in occasione dell’Anno Santo. Niente speranze di indulgenza globale, intendiamoci, dato che per vicende familiari sono relegato al di fuori della comunità cattolica, ma ciò non impedisce a me e mia moglie di frequentare chiese, non fosse altro che per ammirarne i capolavori artistici presenti in tutto il territorio nazionale, ma anche per passare qualche momento di tranquillità in meditazione e perché no?, preghiera, cosa che anche ai peccatori mi risulta consentito fare.
Esercizio arduo, tuttavia, nelle 4 basiliche giubilari, per alcuni motivi precisi: in San Pietro e Santa Maria Maggiore, per l’affollamento (e un certo grado di disorganizzazione nei percorsi obbligati). Poco affollamento invece in San Giovanni Laterano e in San Paolo fuori le Mura, ma una sgradevole sensazione di mancanza di spiritualità, a causa delle dimensioni gigantesche e vuote delle due cattedrali dove abbiamo faticato a sentire la presenza del sacro.
Cosa che al contrario è accaduta in pieno in due chiese del rione Monti, la meravigliosa e nascosta Santa Pudenziana, con un mirabile mosaico del IV secolo in abside, chiesa aperta solo due ore al mattino, raccolta nella sua oscurità, e l’altrettanto affascinante Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, con una parte sotterranea antichissima che racconta dei primi secoli del cristianesimo romano.
Così come, nonostante la rumorosa folla di comitive vocianti e selfeggianti, non sono mancati i momenti di raccoglimento in San Pietro davanti ai sepolcri degli ultimi due papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ancora ben vivi nella memoria dei fedeli, a giudicare dalle presenze. Sono stati due pontefici che, a mio avviso, hanno lavorato per l’unità della Chiesa, il primo soprattutto con l’esempio e il modo in cui ha affrontato la sofferenza, il secondo con un altissimo magistero intellettuale e teologico.
In quei giorni intanto papa Francesco stava lottando con gravi problemi di salute. Al di là dell’umana comprensione per la sua persona, soprattutto in questa fase di vita, lo sento meno vicino alla mia sensibilità per una certa deriva a pulsioni ideologiche e politiche che ha prodotto profonde lacerazioni nel mondo della Chiesa e tra i fedeli.
Questa volta al contrario di altre, non c’è stato spazio per visite ai resti dell’antica Roma, sempre affascinanti, anche perché siamo rimasti dal lunedì al giovedì e, pur avendo in programma una visita alla Domus Aurea, abbiamo scoperto con dispiacere che il sito è aperto al pubblico solo dal venerdì alla domenica. Mi chiedo che senso abbia tutto ciò durante l’Anno Santo, con previsione di forte afflusso turistico.
Previsione che, peraltro, dopo tre mesi non sembra essersi realizzata, e lo affermo perché ho parlato con persone a contatto con ambienti alberghieri e di ristorazione e pochi giorni dopo il mio rientro ho anche trovato conferme in articoli e servizi televisivi. Chissà come andrà per il resto dell’anno.
Avendo percorso quasi 50 km a piedi in tre giorni intensi, devo infine dire che abbiamo trovato la città discretamente pulita, meglio che in passato. E’ pur vero che abbiamo girato solo in centro, non conosco la situazione in quartieri più esterni.
E infine, incredibile ma vero, a Via delle 4 fontane, pieno centro, sono riuscito a trovare un bar con caffè a 1 euro! Roba che ormai anche nei paesini ce la siamo scordata (almeno qui al nord…).