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l Kiwi al COVID

Al Plurale Online kiwi al covid

di Joseph Fremder •

“La televisiun la ta indurmenta me’n cujun” (la televisione ti addormenta come un coglione) recitava Enzo Jannacci in uno dei suoi capolavori canori (Quelli che). La televisione, è risaputo e temuto, è una delle più pericolose “armi di distruzione (dei cervelli) di massa” che si conoscano e può venire utilizzata da regimi e governi per condizionare, manipolare e incanalare il pensiero delle popolazioni che vengono così portate laddove il potere vuole portarle.
Umberto Eco ci rivela che un numero spropositato di informazioni che si contraddicono l’una con l’altra, producono un’informazione che rimane spesso prigioniera di un’analisi volutamente e prevalentemente superficiale, generando, al termine del vortice di voci, pensieri, urla, slogan e teorie, un vuoto disorientamento nell’ascoltatore.
Tanta, troppa informazione di bassa qualità equivale alla fine a nessuna informazione lasciando sul campo una grande confusione e mille dubbi. La televisione è per contro uno strumento che può addirittura sfuggire al controllo dei regimi e dei governi soprattutto quando viene trattata (quale oggi è) come un pezzo di mercato, come un produttore di reddito, utili e guadagni per la classe dirigente.

Recentemente ho sentito annunciare con soddisfazione “dalla televisione” che il talkshow trasmesso su Canale 5 “Non è la D’Urso, ha registrato uno share da capogiro (23%) con circa 3 milioni di utenti collegati. In un’altra trasmissione “Non è l’arena” è stata data voce e visibilità ad un medico contrario al vaccino, che invece che argomentare la sua contrarietà ha eseguito un tampone su alcuni frutti (kiwi, arancia e banana) riferendo risultati positivi. Il kiwi ha il Covid o se si preferisce il kiwi al Covid!

Scegliere, come è stato fatto, di dare il via libera a qualsiasi voce senza controllo scientifico, su argomenti così delicati come l’epidemia di Covid-19 e diretta a milioni di persone può essere un atto irresponsabile e pericoloso o semplicemente, come afferma l’infettivologo Massimo Galli, è sbagliato dargli voce in una situazione grave come quella che stiamo vivendo. Certo che se questo episodio dovesse fare schizzare gli ascolti portando la trasmissione a essere nominata nei giorni successivi su stampa e altri programmi televisivi che a loro volta alimenteranno mille ragionamenti su kiwi e Covid allora si intuisce perché gli eventuali danni causati alla popolazione tele-visionaria potrebbero essere catalogati come irrilevanti rispetto all’ascolto ed alla pubblicità scatenata e incassata. Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, ha detto all’Adnkronos: “Queste cose vanno ignorate. Non bisogna dare il palcoscenico, in particolare se si ha largo seguito, a persone che non hanno nessuna cognizione dell’evidenza scientifica. Il fatto in sé è una cretinata che si commenta da sola”.

Il problema infine va valutato per quello che è… siamo di fronte a un problema economico e non etico, altrimenti non ci si spiegherebbe come possa essere possibile il continuo fiorire e crescere di trasmissioni alla ricerca dello scoop qualunque esso sia o della fake news qualunque essa sia, da dare in pasto alla TV dei “grandi fratelli VIP”.
L’idiozia detta oggi sarà il pane per le trasmissioni di domani, con buona pace dei telespettatori e delle giovani generazioni. Kiwi al Covid sarà la prossima discussione inevitabile tra infettivologi, giornalisti, politici, intellettuali, primari e infermieri.

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