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Partecipazione: la situazione attuale

Alessio Storace •

Nei precedenti articoli abbiamo affrontato la genesi della Partecipazione, ovvero da dove nasce l’idea, e come si è sviluppata. Abbiamo visto che l’intuizione è venuta ad un pontefice, Papa Leone XIII, che il 15 maggio 1891 consegnò la famosa enciclica “Rerum Novarum”, pietra miliare della pastorale sociale della Chiesa, dove individuò nella Partecipazione la terza via alternativa che, nelle sue intenzioni, doveva dirimere il grande conflitto del XX° secolo che lui già intravedeva, ovvero lo scontro tra Capitale e Lavoro.

Abbiamo visto anche coloro che, con tutta probabilità, ha ispirato Papa Leone XIII grazie alle loro azioni coraggiose, in particolare il vescovo tedesco Von Kettler ed il cardinale inglese Manning, oltre ai movimenti americani che portarono proprio gli Stati Uniti a festeggiare la prima Festa dei Lavoratori il 1° maggio 1890.

Abbiamo visto poi come questa tematica è stata ripresa, senza modifiche ma con importanti approfondimenti, da Papa Pio XI, da Giovanni XXIII, da Giovanni Paolo II e, da ultimo, da Benedetto XVI.
Ma come tradurre tutto ciò oggi? Alla luce del recente rinnovo del CCNL Abi, che prevede forme di Partecipazione, a quale modello ispirarsi?

Allo stato attuale vi sono due modelli di Partecipazione: uno monistico e l’altro dualistico. O meglio, sono modelli di amministrazione delle società per azioni in cui inserire la Partecipazione, ma vediamo come.
Il sistema monistico è caratterizzato dalla presenza di un solo organo, il consiglio di amministrazione, che incorpora anche l’organo di controllo, il collegio sindacale. In questo sistema in genere il rappresentante dei lavoratori siede nel consiglio di amministrazione e tecnicamente potrebbe essere una buona idea, ma ha dei limiti.

Un esempio è che nelle varie categorie di lavoratori potrebbe non essere semplicissimo trovare persone che possiedono i requisiti per sedere in un cda. Questo potrebbe comportare il ricorso ad un professionista esterno, avvocato o commercialista, che in un secondo momento potrebbe non rispondere più a quei lavoratori che l’hanno voluto e votato.

Inoltre, potrebbero esserci anche delle storture, è il caso di Stellantis dove, da quel che ci risulta, per attuare una sorta di Partecipazione nel cda è stato cooptato l’ex capo del personale di Google come rappresentante dei lavoratori. Se confermato ciò, ci si chiede se un capo del personale può rappresentare i lavoratori e se un consigliere di amministrazione che deve rappresentare i lavoratori deve essere eletto da questi ultimi o essere cooptato dall’azienda stessa. Le risposte effettivamente appaiono banali e scontate. Ma questi sono, dal mio punto di vista, i limiti del sistema monistico.
Il sistema dualistico è un modello di amministrazione e controllo delle società per azioni, che prevede due organi collegiali distinti: il Consiglio di Sorveglianza ed il Consiglio di Gestione. In questo sistema entrambi gli organi operano in modo indipendente, assicurando una chiara separazione delle funzioni di controllo e gestione. In questo quadro si inserisce la storia di Adriano Olivetti che nel 1948 istituì il “Comitato di Gestione” negli stabilimenti di Ivrea. E’ stato uno dei primi esempi in Italia di un organismo aziendale paritetico, con poteri consultivi di ordine generale ed ha svolto un ruolo importante nella gestione dei servizi sociali, come la creazione di asili nei comuni limitrofi, e l’opera di assistenti sociali, coinvolgendo direttamente i parenti dei lavoratori e, in alcuni casi, l’intero territorio.

Questo organismo è stato anche uno strumento di democrazia interna, promuovendo il confronto democratico tra Capitale e Lavoro. E’ stato un esempio di Partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, contribuendo alla crescita e allo sviluppo della comunità aziendale e territoriale.
E, secondo il mio modesto pensiero, è il modello da cui trarre ispirazione come sfida per dare seguito a quanto previsto nel recente rinnovo del CCNL Abi.

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